Un chiarimento sui Rimedi catalizzatori

Durante le vostre ricerche e letture sui Fiori di Bach potrebbe esservi capitato di sentir parlare dei Rimedi catalizzatori. Per fare chiarezza su questo concetto mi sembra utile riportare alcune considerazioni di Stefan Ball, Direttore del Bach Centre UK:
L’unico riferimento al pensiero del Dottor Bach sui rimedi catalizzatori è nel libro di Philip Chancellor “Il manuale illustrato dei Rimedi floreali di Bach”, in cui l'autore scrive che il Dottor Bach fece un osservazione sull’utilizzo empirico di Holly e Wild Oat nei casi di mancata risposta ai rimedi prescritti. Chancellor suggerisce che, nel caso ci sia il bisogno di molti rimedi o qualora la persona non rispondesse al trattamento, la somministrazione di Holly o Wild Oat aiuta a chiarire quali rimedi siano necessari e aggiunge che in tutti i casi in cui il paziente sia una tipologia attiva e intesa è meglio scegliere Holly, mentre nei casi in cui la persona appaia debole e scoraggiata sia più utile Wild Oat.


Il libro di Chancellor è in gran parte riferito a vecchi numeri delle Newsletter del Bach Centre. L’autore ebbe anche alcune conversazioni con Nora Weeks e sembra che sia stato fatto riferimento a queste parole del Dottor Bach durante una  di queste conversazioni. 
In ogni caso, è importante chiarire che il Dottor Bach non lasciò nessun riferimento all’utilizzo di questi rimedi come catalizzatori nel suo scritto finale “I dodici guaritori e altri rimedi”, in cui egli descrisse il Metodo completo, né sono stati trovati riferimenti in nessun altro suo scritto. È ovvio che Dottor Bach non pensasse che questo fosse un aspetto importante del Metodo originale, considerato anche il numero di volte in cui invece parlò e scrisse di semplicità e di trattare ciò che si vede nel momento presente.Tuttavia spesso alcuni terapisti hanno la tentazione di applicare questa eccezione alla regola. 
Alcuni terapisti, non BFRP, di norma scelgono di somministrare Wild Oat oppure Holly, o addirittura un mix dei due, per qualche giorno prima di orientarsi verso la scelta per la bottiglietta personale, indipendentemente dal fatto che la persona esprima o meno le emozioni associate a questi rimedi. Altri terapisti allargano il numero dei catalizzatori a tre, aggiungendo anche Star of Bethlehem. John Ramsell trovò la causa di questa incomprensione in uno scritto di Chancellor che riportava un paragrafo di una newsletter.


Nella newsletter è scritto: 

a.“Nel trattare alcuni casi che non sembrano rispondere bene, è buona regola tenere a mente Star of Bethlehem, e scoprire con delicatezza dal paziente se, in qualsiasi momento, recente o passato, egli abbia sofferto di un grande shock o stress mentale, oppure abbia avuto una delusione’.
b.La versione di Chancellor della frase (a) è: “Pertanto, quando si tratta un caso che non risponde ai rimedi prescritti, è bene tenere a mente Star of Bethlehem: potrebbe essere il catalizzatore che mancava! Proviamo a scoprire, nel modo più delicato possibile, se il paziente ha subito uno shock in passato”.

Stefan Ball spiega che Chancellor intendeva innocentemente riportare un concetto, ma l’utilizzo della parola ‘catalizzatore’ (che comunque non aveva usato parlando di Holly e Wild Oat), può portare alcune persone a dedurre che i tre rimedi siano da usare in generale come ‘apertura’ quando le cose diventano difficili.


Chi sceglie i Rimedi seguendo il Metodo originale, sulla base delle emozioni presenti nel qui e ora, sa che l'azione dei rimedi inizia già dalla prima assunzione e prosegue in un percorso 'a cipolla', tuttavia è possibile che qualcuno si trovi in una delle seguenti situazioni:
- ha cercato di fare una selezione in modo adeguato, ma non riesce a ridurre la scelta al numero massimo consigliato di rimedi;
- dopo diverse consulenze il cliente non ha avuto nessun miglioramento;
- il cliente ha assunto a lungo il mix di rimedi appropriato e non ha riscontrato alcun cambiamento.
In questi casi, forse, scrive Stefan Ball, si potrebbe prendere in considerazione un rimedio catalizzatore, ma questo succederà in casi rarissimi. A me, ad esempio, in venti anni di consulenze, non è mai successo.
Come scrive John Ramsell in Question and Answers, i catalizzatori del Dottore sono da usare solo come ultima risorsa - la buona pratica non dovrebbe essere accantonata nella speranza che il catalizzatore riveli automaticamente e in anticipo i rimedi necessari. Il modo adeguato rimane la selezione dei rimedi sulla base del colloquio e secondo il processo del ‘pelare la cipolla’. Ciò darà al cliente il tempo e lo spazio di imparare dalle proprie emozioni e di togliere strati con un processo delicato e rispettoso. Questo percorso permetterà anche di imparare come funzionano i rimedi, che rappresenta una parte essenziale del ruolo di BFRP, in quanto educatore di un Metodo di auto-aiuto.


La maggior parte di questo testo è stata ripresa da un articolo di Stefan Ball nel Bollettino per BFRP del 2009. All’epoca Stefan chiese a Kathy Nicholson (che ha lavorato al Centro per ventisei anni, facendo consulenze ogni giorno) la sua visione su questo punto. Kathy rispose che non aveva mai dovuto selezionare un rimedio catalizzatore e questo ha un senso con quanto scritto sopra. 

In conclusione, occorre tenere presente che quando il cliente sembra aver bisogno di molti rimedi (ad esempio dieci) o non è sicuro del suo rimedio tipologico, ci sono molte altre vie da percorrere prima di considerare un catalizzatore. La più importante è sempre quella di trattare le emozioni che la persona esprime nel qui e ora, selezionando i rimedi per il “primo strato della cipolla”, in attesa che si riveli lo strato sottostante.

Tamara Macelloni BFRP, BFRAP 

Photo credit: Wild Oat Elena Torre, Holly The Bach Centre


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